Giocare è una cosa seria!

GIOCARE È UNA COSA SERIA!
 Per lo sviluppo del linguaggio ma anche per favorire la partecipazione attiva del bambino durante il trattamento logopedico occorre avvalersi del gioco .Fin dai primi anni di vita il gioco viene usato dal bambino come mezzo esplorativo.
Il gioco, l’imitazione, le prime parole, il linguaggio, favoriscono la nascita del pensiero e la consapevolezza del mondo circostante. Il gioco ha un ruolo sociale permette di condividere le stesse esperienze con gli altri e favorisce la creatività del bambino.
Il gioco è quindi l’attività più congeniale per il bambino fin dai primi anni di vita.
L’intervento riabilitativo con i bambini con problemi di linguaggio, si avvale del gioco, con cui il logopedista cerca di catturare e stimolare la loro attenzione, con attività che danno il piacere di esplorare e scoprire da soli.
-Si può giocare anche con le immagini con le parole, sul piacere di scoprire, di conoscere, di essere competente.

                       Quindi parola d'ordine GIOCATE!!!!

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Discalculia o Difficoltà di calcolo?

La Discalculia Evolutiva è un disturbo relativamente poco frequente 1-3% della popolazione tuttavia molti sono i racconti e le segnalazioni di studenti che presentano difficoltà in matematica. Pertanto risulta fondamentale compiere una valutazione accurata e differenziale di queste situazioni rispetto alla differenza tra un disturbo nell’ambito del numero e del calcolo Discalculia o una difficoltà. La Discalculia da un punto di vista scientifico la possiamo definire come un Disturbo Specifico dell’Apprendimento relativo alla cognizione numerica. Quindi in pratica i bambini e i ragazzi manifestano difficoltà con i numeri e non riescono “a mettere a fuoco” strategie di combinazione di numeri e di calcolo. Le ricerche scientifiche ci portano all’attenzione che la Discalculia come disturbo con cui nasciamo è abbastanza rara perché implica una vera e propria “cecità” nei confronti del numero. Invece è ampia la presenza e la frequenza nelle classi di bambini che fanno fatica con i numeri…come se avessero un disturbo. Spesso è esperienza comune aver avuto durante il proprio percorso di studi difficoltà in matematica che poi ritroviamo e rivediamo anche nei nostri figli. Abbiamo una presenza rilevante di bambini che fanno fatica con i numeri perché magari nel loro percorso hanno fatto fatica ad apprendere le strategie didattiche utili alla cognizione numerica. Non siamo abituati a pensare in modo numerico, dovremmo essere educati ad usare maggiormente l’intelligenza numerica, non giochiamo con i numeri fin da piccoli come facciamo con le parole ma, dalle ricerche scientifiche sappiamo che proprio da lì dai neonati parte lo sviluppo dell’intelligenza numerica. In ambito psicologico recenti studi hanno dimostrato che l’essere umano e quindi il neonato nasce predisposto all’ intelligenza numerica. Se parliamo di intelligenza numerica intendiamo in modo semplice la comprensione del mondo che ci circonda in termini di numeri e di quantità. I neonati e i bambini di pochi mesi infatti sono in grado di percepire la numerosità di un insieme visivo di oggetti in modo immediato senza bisogno di contare. Alla luce di questo è doveroso non lasciare la cognizione numerica al solo sviluppo spontaneo ma utilizzare e mettere in atto strategie educative ed interventi specifici mirati e adatti a potenziarla. Come risulta fondamentale l’ambiente per favorire lo sviluppo del linguaggio lo è anche per il mondo dei numeri e della quantità. Detto questo, la più potente stimolazione che può essere fatta e quella del genitore che fin da piccolo può stimolare il bambino nelle attività e nelle routine quotidiane …impariamo con i nostri figli a guardare insieme il mondo che ci circonda che è fatto di numeri e di quantità. Nel favorire lo sviluppo dell’intelligenza numerica è fondamentale che genitori, educatori insegnanti, abbiamo presente la differenza tra ciò che il bambino sa fare da solo e ciò che è in grado di fare con l’aiuto ed il supporto di una persona più competente …la “Zona di sviluppo prossimale”. Vygotskij parlava infatti di zona di sviluppo prossimale che misurava il differenziale fra ciò che un bambino sa fare da solo e ciò che sa fare se aiutato. Nel ruolo di insegnanti, genitori ed educatori pertanto dobbiamo inserire attività adeguate allo sviluppo del bambino, le finestre evolutive devono essere il punto di partenza non possiamo basarci esclusivamente sull’età del bambino rischiamo altrimenti di chiederli cose che ancora non è pronto a fare. Risulta importante accompagnare i bambini fin da piccoli non solo nel mondo delle parole ma anche nel mondo dei numeri e della quantità da genitori con attività nella vita quotidiana, dove i numeri e le quantità sono sempre. Per concludere quando i bambini e i ragazzi manifestano difficoltà nell’ambito del numero e del calcolo per porre diagnosi di discalculia è importante affidarsi ad un professionista esperto che valuti la situazione nella sua complessità prendendo in considerazione le prestazioni nelle prove di calcolo che risultano significativamente  inferiori a quelle previste per età e scolarità, facendo un analisi accurata degli errori e valutando anche competenze come la memoria, le abilità visuo- spaziali e gli aspetti di “ansia da prestazione” spesso correlati alla matematica. La diagnosi di discalculia può essere effettuata a partire dalla terza della suola primaria ma, se sono presenti dei segnali che destano attenzione anche prima può essere utile un approfondimento per individuare eventuali fattori di rischio e indicatori di ritardo negli apprendimenti per quanto concerne l’area del numero e del calcolo al fine di mettere in atto interventi di potenziamento mirati.

 

 

Bibliografia per approfondire:

  • Daniela Lucangeli, Angela Iannitti, Marta Vettore: Lo sviluppo dell’intelligenza numerica -Carocci Editore.
  • Daniela Lucangeli, Adriana Molin, Silvana Poli: Intelligenza numerica nella prima infanzia 18-36 mesi -Erickson
  • Daniela Lucangeli, Adriana Molin, Silvana Poli: L'intelligenza numerica - Volume 1 Abilità cognitive e metacognitive nella costruzione della conoscenza numerica dai 3 ai 6 anni-Erickson
  • La discalculia evolutiva Daniela Lucangeli (Università di Padova) Patrizio Tressoldi (Università di Padova) PSICOLOGIA CLINICA DELLO SVILUPPO / a. V, n. 2, agosto 2001
  • Cinque Lezioni Leggere sull'Emozione di Apprendere — Libro Daniela Lucangeli-Erickson

 

 

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DSA ,Disturbi Specifici dell’Apprendimento in adolescenti, studenti universitari e adulti.

Negli ultimi anni è emersa a livello della comunità scientifica la necessità di avere strumenti di valutazione per le persone con Disturbi di Apprendimento durante gli studi universitari e nell’età adulta. La dislessia e gli altri disturbi dell’apprendimento, hanno una base costituzionale per cui non scompaiono in età adulta, si manifestano in modo diverso ma possono comunque costituire un problema che limita le capacità nel percorso scolastico e nella carriera lavorativa. Molti studi longitudinali prospettivi indicano che la dislessia è una condizione cronica persistente anche nell’ età adulta. In Italia si stima una prevalenza del disturbo sia del 3-5% della popolazione scolastica , se  consideriamo che il disturbo permane in età adulta, con differenti livelli di compensazione si può stimare che resti una prevalenza poco al di sotto del 3% . Anche in uno studio condotto da un gruppo italiano ( Maria Grazia Martino, Fabrizia Pappalardo, Anna Maria Re, Patrizio E Tressoldi, Daniela Lucangeli, Cesare Cornoldi ) emerge come la dislessia sia un disturbo che permane lungo tutto il corso della vita dell’individuo, anche se assume diversi gradi di espressività e vi sono evidenze che sottolineano come dislessici adulti, nonostante una prolungata scolarizzazione, mantengano nel tempo difficoltà di lettura significative rispetto al gruppo di appartenenza. Gli autori hanno condotto una ricerca su un campione di normolettori adulti, per offrire un contributo alla standardizzazione della Batteria dell’Università Di Padova per la dislessia, per ottenere dati normativi e per far fronte alla povertà di strumenti esistenti per la valutazione delle abilità di letto -scrittura nell’adulto. In Itali  gruppi di studiosi nell’ambito della psicopatologia dell’apprendimento,  hanno  e stanno lavorando per mettere a disposizione del clinico nuovi  strumenti di valutazione. Infatti, con questi strumenti è possibile fare diagnosi di dislessia e di altri disturbi dell’ apprendimento anche durante il percorso degli studi universitari, durante la carriera lavorativa e nell’età adulta più in generale. Infatti nel caso di una diagnosi precoce in età scolare, la persona avrà già adottato strategie per compensare le proprie difficoltà, ma può capitare che persone adulte non hanno avuto una diagnosi in età scolare e non sappiano che le proprie difficoltà  negli studi accademici e anche in ambito lavorativo sono legate ad un DSA. Le difficoltà derivanti dai disturbi specifici dell'apprendimento possono essere compensate attraverso strumenti e strategie ma i DSA sono una caratteristica dell'individuo che lo accompagnano anche in età adulta. L' Associazione Italiana Dislessia, AID, si sta battendo in questi anni per la tutela degli studenti universitari e per l'accesso nel mondo del lavoro e la tutela dei DSA. Grazie infatti alla legge 25\2022 alle persone con DSA è garantito l'uso di strumenti compensativi anche nel mondo del lavoro.

 

 

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Come aiutare i bambini che…iniziano a parlare tardi.

Quando comincia a parlare un bambino piccolo? Mio figlio ancora non parla… è normale?

Cara mamma e caro babbo, sicuramente ti sarà capitato di porti anche a te queste domande, la prima risposta da darti è che ogni bambino ha i suoi tempi e le sue attitudini ma, cerchiamo di capire meglio come avvengono le prime fasi di sviluppo del linguaggio e se ci sono attività che da genitore possiamo fare per favorire lo sviluppo del linguaggio.

Lo sviluppo del linguaggio non segue un percorso ben preciso varia molto da bambino a bambino ma seguendo la linea dello sviluppo tipico intorno ai 4-6 mesi inizia la lallazione ovvero momento in cui il bambino pronuncia alcune sillabe come ad esempio MA MA MA ..TA TA TA.  Successivamente dopo la comparsa delle prime parole, intorno ai due anni i bambini si sono creati un piccolo vocabolario di parole che utilizzano. Contemporaneamente iniziano inoltre le prime combinazioni di parole e i primi abbozzi di frasi come ad esempio MAMMA PAPPA. Può capitare che lo sviluppo del linguaggio avvenga con ritardo e che il bambino produca poche parole, utilizzi prevalentemente il gesto, il suo linguaggio non sia ben comprensibile….. allora possiamo prima di tutto modificare l’ambiente circostante e provare a  mettere in atto strategie che possono favorire e facilitare lo sviluppo del linguaggio. Ecco  alcuni consigli per favorire e  stimolare il linguaggio del  bambino. Cercate di  dimostrare il piacere di comunicare durante le situazioni routinarie (vestirsi, mangiar, lavarsi..) comunicate con il bambino facendo in modo che lui vi guardi  e cercate di mantenere il contatto oculare mettendovi di fronte a lui alla sua altezza. Sfruttate i diversi contesti e momenti che si creano durante la giornata per descrivere e raccontare ciò che vi circonda, stimolate il bambino a riprodurre la parola o il suono corrispondente ad un significato ed accettate e gioite con lui del tentativo, anche se scorretto. Proponete libri figurati e commentateli con lui e non dimenticate che  è importante rinforzare qualsiasi tentativo linguistico del bambino, gratificandolo, imitandolo e dandogli eventualmente la forma corretta. Se, nonostante un ambiente stimolante, la messa in pratica di attività e giochi volti a favorire lo sviluppo del linguaggio vostro figlio/a mostra ancora un ritardo nello sviluppo del linguaggio, le parole che produce sono ancora poche , le frasi tardano ad arrivare è il caso di parlarne con uno specialista. 

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La Teleriabilitazione, la piattaforma RidiNet, per DSA e BES.

Le tecnologie e internet negli ultimi anni hanno vissuto una crescita sempre più ampia delle loro applicazioni anche in ambito sanitario. In questa diffusione tecnologica è nata e si è inserita anche la “tele riabilitazione” che potremmo definire come una riabilitazione a distanza. La tele Riabilitazione permette il monitoraggio ed il trattamento riabilitativo erogato in una  modalità che ne crea  facilitazione dell’accesso per il  paziente dal proprio domicilio e anche un monitoraggio diretto per i professionisti sanitari. Attraverso la tecnologia internet sono nate piattaforme al fine di migliorare i risultati del trattamento riabilitativo in termini di efficacia ed efficienza. Le attività di teleriabilitazione effettuate dai  bambini e ragazzi a domicilio non sostituiscono gli incontri in studio ma  hanno l’obiettivo di incrementare l’efficacia dell’intervento grazie ad una  maggiore  frequenza  settimanale del trattamento erogato. La Consensus Conference in materia di disturbi specifici dell’apprendimento , ha fornito una serie di raccomandazioni e indicazioni  importanti riguardo l’intervento sui pazienti con DSA,  ribadendo l’importanza in tale ambito di un intervento precoce al fine di avere migliori possibilità di ridurre il deficit funzionale. Inoltre è stata  ribadita l’importanza della frequenza degli interventi, è ormai provato che il trattamento deve essere individualizzato  ed intensivo per ottenere maggior risultati. RidiNet è una piattaforma di teleriabilitazione che permette al clinico la presa in carico  in regime di trattamento misto ambulatoriale e domiciliare sempre supervisionato dallo specialista  di riferimento che può progettare e monitorare i cicli di trattamento e le performance di ogni singola seduta di lavora che il bambino fa nel proprio domicilio. Possiamo definire questo strumento come uno strumento flessibile ed efficace , basato su modelli scientificamente rigorosi che consentono di creare percorsi di trattamento personalizzati e a misura di bambino. Il clinico ha a disposizione una serie di app, progettate secondo standard scientifici rigorosi, i percorsi di trattamenti sono configurabili dal clinico formato, in base alla diagnosi ed alle esigenze di ogni singolo paziente. Le app sono inoltre progettate con un interfaccia molto motivante per il bambino e danno anche feedback premianti per l’impegno. Le varie app permettono di potenziare: la  lettura, la scrittura per la componente ortografica,  l’ area del numero, il linguaggio, la denominazione rapida e  le funzioni esecutive.

    PER APPROFONDIRE:  www.info.ridinet.it

     

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    Il trattamento nei DSA.

    Il trattamento, quando parliamo dei Disturbi Specifici dell' Apprendimento si deve basare su un modello chiaro e su evidenze scientifiche. Per essere definito efficace un trattamento deve migliorare l'evoluzione del processo, più della sua evoluzione naturale attesa. Il trattamento deve essere erogato il più precocemente possibile, tenendo conto del profilo del bambino scaturito dalla valutazione. Per trattamento si intende un intervento specialistico perché essendo i DSA, disturbi di natura neurobiologica complessa non possono essere gestiti unicamente dalla scuola con interventi di potenziamento didattico. Inoltre attivare un intervento precoce negli alunni "a  rischio" di disturbo di lettura, di scrittura o di calcolo permette di avere maggiori  possibilità di ridurre il deficit funzionale in modo significativo. Naturalmente ci sono anche gli strumenti compensativi che vengono in aiuto ai DSA, ognuno di noi ogni giorno usa uno strumento, un mezzo o un ausilio che ci permette di andare oltre le nostre difficoltà.

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    Le difficoltà fonetico- fonologiche: "tole o sole"? "tane o cane"?

    Intorno ai quattro anni i bambini dovrebbero essere in grado di pronunciare correttamente la maggioranza dei suoni della loro lingua. Esiste come nello sviluppo del linguaggio una variabilità individuale anche nella sequenza di acquisizione dei suoni, fonemi. Ogni suono, fonema viene appreso in un’età differente, in base anche alla sua complessità articolatoria, in linea generale, dai quattro anni in poi, il bambino stabilizza la pronuncia di tutti i fonemi. Se questi errori di pronuncia persistono oltre i quattro anni, la consulenza di un logopedista permette di valutare le adeguate strategie di intervento. Innanzitutto lo specialista potrà distinguere tra l’articolazione imprecisa di un suono, la sostituzione di un suono con un altro, l’omissione di fonemi ….attraverso una valutazione  clinica che porterà poi alla stesura di un progetto d’intervento specifico per ogni bambino.

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    I bambini contano, favorire lo sviluppo dell’intelligenza numerica fin dai primi anni di vita.

    In ambito psicologico recenti studi hanno dimostrato che l’essere umano e quindi il neonato nasce predisposto all’ intelligenza numerica. Se parliamo di intelligenza numerica intendiamo in modo semplice la comprensione del mondo che ci circonda in termini di numeri e di quantità. I neonati e i bambini di pochi mesi infatti sono in grado di percepire la numerosità di un insieme visivo di oggetti in modo immediato senza bisogno di contare. Per capire di che cosa si tratta facciamo un esempio: un neonato in braccio alla mamma sa perfettamente che lei è 1. Se arriva nella stanza il papà non saprà chiamarlo per nome ma saprà riconoscere che è 1 diverso da 1 “mamma”. Gli studi ci hanno dimostrato quindi che l’intelligenza numerica è innata ma questa capacità può essere potenziata e sviluppata fin da quando i bambini, i nostri figli sono molto piccoli. L’uomo prima ancora di imparare a parlare, nella storia e nel suo cammino evolutivo ha dovuto imparare ad interpretare il mondo attraverso la quantità. Se pensiamo alla scolarità oggi, si ha la tendenza a stimolare l’intelligenza numerica dei bambini solo con l’ingresso alla scuola primaria attraverso un apprendimento prevalentemente di tipo formale. Come abbiamo detto però l’intelligenza numerica è già presente nel bambino più piccolo  perché è una capacità innata. Ma e possibile potenziarla? Si, infatti  studi in ambito clinico ci hanno dimostrato che i bambini meno stimolati hanno maggiori probabilità di avere difficoltà nel percorso scolastico in ambito matematico. La letteratura scientifica concorda in quanto è doveroso non lasciare la cognizione numerica al solo sviluppo spontaneo ma utilizzare e mettere in atto strategie educative ed interventi adatti a potenziarla. Come risulta fondamentale l’ambiente per favorire lo sviluppo del linguaggio lo è anche per il mondo dei numeri e della quantità. Detto questo, la più potente stimolazione che può essere fatta e quella del genitore che fin da piccolo può stimolare il bambino nelle attività e nelle routine quotidiane …impariamo con i nostri figli a guardare insieme il mondo che ci circonda che è fatto di numeri e di quantità. Facciamo qualche esempio per capire meglio come possiamo aiutare i nostri figli fin da piccoli e potenziare lo sviluppo dell’intelligenza numerica. Con un bambino dai 12 ai 24 mesi posso giocare nel momento della pappa un pezzetto di mela, tre pezzetti di pera…invitare il bambini a identificare dove è di più e dove è di meno anche nel gioco ad esempio: dove sono di più coccinelle ? Dove sono di meno?  Successivamente potrò introdurre attività per il concetto di conteggio Quanti bambini ci sono? Il bambino anche a livello linguistico intorno ai 28 mesi  produrrà le prime parole numero che inizialmente utilizzerà come “semplici parole”, ma che daranno i primi strumenti concettuali attraverso cui sviluppare i diversi aspetti della realtà in termini di quantità. Molte di queste attività fanno parte di un materiale consigliato: Intelligenza numerica nella prima infanzia - 18-36 mesi- Erickson (Daniela Lucangeli- Silvana Poli- Adriana Molin). Attraverso questo percorso i bambino sollecitati da un adulto apprendono a stabilire relazioni tra grandezze diverse  dal  più grande al più piccolo… differenziano piccole numerosità di più di meno, tanti uno solo …. Formulando così semplici ragionamenti che permettono di potenziare i precursori del conteggio e delle operazioni aritmetiche. La professoressa Daniela Lucangeli , docente di Psicologia dello sviluppo presso l'Università degli Studi di Padova,  esperta di psicologia dell'apprendimento e autrice di numerosi contributi di ricerca e di intervento nell'ambito dell'apprendimento matematico, in molti interventi e contributi scientifici sottolinea come oggi  non è più possibile ignorare quanto sono potenti i primi cinque anni di vita sulla cognizione numerica. In questo periodo si strutturano, fin dalla nascita, comparazione, ordine stabile, cardinalità, corrispondenza biunivoca, successione… Nel favorire lo sviluppo dell’intelligenza numerica è fondamentale che genitori, educatori insegnanti, abbiamo presente la differenza tra ciò che il bambino sa fare da solo e ciò che è in grado di fare con l’aiuto ed il supporto di una persona più competente ….la  “Zona di sviluppo prossimale”. Vygotskij parlava infatti di zona di sviluppo prossimale che misurava il differenziale fra ciò che un bambino sa fare da solo e ciò che sa fare se aiutato. In quest’ottica educatori e insegnanti devono riconoscere le “finestre evolutive”, cioè i tempi in cui il cervello ha compiti di sviluppo speciali, proprio nel periodo di massima plasticità dello sviluppo neurale, quindi nei primi anni di vita, le finestre evolutive da un lato sono di dominio, dall’altro sono molto plastiche. Nel ruolo di insegnanti, genitori ed educatori pertanto dobbiamo inserire attività adeguate allo sviluppo del bambino, le finestre evolutive devono essere il punto di partenza non possiamo basarci esclusivamente sull’età del bambino rischiamo altrimenti di chiederli cose che ancora non è pronto a fare.  La Professoressa Lucangeli sottolinea l’importanza di questo periodo così ricco di potere di modifica ma se noi non agiamo o peggio ancora agiamo male…. ecco che noi perdiamo potenziale nei bambini. Dobbiamo lavorare con i bambini, fin da piccoli per supportare le funzioni e costruire un architettura di base  che poi lo sorreggerà per tutta la fase della scuola. Risulta importante accompagnare i bambini fin da piccoli non solo nel mondo delle parole ma anche nel mondo dei numeri e della quantità da genitori con attività nella vita quotidiana, dove i numeri e le quantità sono sempre presenti e da educatori ed insegnanti con una didattica che favorisca lo sviluppo dell’intelligenza numerica, a partire dall’asilo nido e dalla scuola dell’infanzia.

    Bibliografia per approfondire:

    • Daniela Lucangeli, Angela Iannitti, Marta Vettore :Lo sviluppo dell’intelligenza numerica -Carocci Editore.
    • Brian Butterworth: Numeri e Calcolo Erickson
    • Daniela Lucangeli, Adriana Molin, Silvana Poli: Intelligenza numerica nella prima infanzia 18-36 mesi -Erickson
    • Daniela Lucangeli, Adriana Molin, Silvana Poli: L'intelligenza numerica - Volume 1 Abilità cognitive e metacognitive nella costruzione della conoscenza numerica dai 3 ai 6 anni-Erickson
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    Nuove Linee guida sui DSA.

    I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) costituiscono delle condizioni cliniche in particolare: dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia, che spesso tendono ad associarsi tra loro, ma che possono occorrere anche isolatamente. I DSA sono per definizione disturbi circoscritti a domini cognitivi specifici, che non interessano il funzionamento cognitivo più generale, ma le loro conseguenze possono comunque essere pervasive, e interessare molti ambiti del funzionamento cognitivo, come anche dell’adattamento personale e sociale. Facciamo il punto sulle novità emerse dall’uscita delle nuove Linee Guida sui DSA, rispetto alle precedenti Consensus Conference e gli aspetti innovativi, presenti nel nuovo documento. La produzione di nuove linee guida rappresenta un punto di partenza da cui è auspicabile trarre dei benefici nella pratica clinica, come quello dell’adattamento alla realtà italiana dei sistemi di classificazione diagnostica, un approfondimento dei percorsi diagnostici al fine anche di ridurre l’attuale variabilità diagnostica e discrezionalità operativa e infine per un miglioramento potenziale dell’efficacia e dell’efficienza dell’intervento. Le raccomandazioni infatti possono contribuire alla definizione di procedure di individuazione, di diagnosi e di trattamento dei DSA, inoltre alcune delle raccomandazioni possono avere anche in impatto in ambito scolastico. Le raccomandazioni formulate derivano dalle evidenze della letteratura che possono garantire una maggiore uniformità nelle procedure di individuazione precoce dei DSA. Nella stesura delle linee guida sono state utilizzate le migliori evidenze scientifiche disponibili in letteratura sull’argomento coinvolgendo anche esperti indipendenti e senza conflitto di interessi, con l’impiego di metodologie coerenti con i migliori standard di qualità. Le raccomandazioni vengono presentate in tabelle e sono correlate dalla certezza delle prove con metodologia “GRADE” che definisce certezza delle prove da alta a molto bassa o senza metodologia “GRADE” che mette in risalto la qualità degli studi da buona, media a scarsa. Vediamo brevemente passando in rassegna i quesiti clinici proposti quali sono le maggiori novità e integrazioni rispetto ai precedenti documenti di consenso. Nel quesito 1 viene posta l’attenzione agli indici predittivi per l’identificazione precoce dei bambini a rischio di disturbo specifico dell’apprendimento. L’obiettivo principale delle raccomandazioni relative a questo quesito e quello di rendere maggiormente omogenee le attività di screening viste in un’ottica di indici predittivi, cioè come aumento di probabilità di presentare difficoltà negli apprendimenti scolastici senza predire il disturbo ma, diciamo il “rischio “di disturbo. Nelle raccomandazioni relative al primo quesito viene posta l’attenzione su quali difficoltà e quali compiti all’ultimo anno della scuola dell’infanzia devono essere valutati perché rappresentano degli indicatori di rischio per lo sviluppo delle abilità di codifica ortografica, decodifica in lettura, comprensione del testo e area del calcolo, in età scolare. Per tutte le prove citate nelle raccomandazioni viene esplicitamente consigliato di utilizzare gli indici predittivi al solo fine di individuare bambini che possono avere un’aumentata probabilità o rischio negli apprendimenti scolastici. Il quesito numero 2 rappresenta una novità in merito al Disturbo di comprensione del testo, alla luce delle revisioni internazionali del DSM e dell’ICD. Pertanto nelle raccomandazioni relative a questo quesito viene meglio delineato il percorso diagnostico che porta al disturbo di comprensione, in merito a quante prove devono essere somministrate per definire il disturbo e le misure di cut-off da utilizzare, nell’ottica di misurare la comprensione del testo. Viene inoltre raccomandato di approfondire il profilo del disturbo analizzando la prestazione in prove ed abilità ad essa correlare, che vanno tenute in considerazione nella diagnosi. I quesiti 3 e 4 invece vertono sulle quantità simboliche e non nel disturbo di calcolo e sulle competenze matematiche nel disturbo di calcolo. Le raccomandazioni pongono indicazioni più dettagliate rispetto al disturbo di calcolo e a quali processi devono essere considerati, viene inoltre la raccomandata cautela nel porre diagnosi di discalculia evolutiva attraverso il solo utilizzo di prove di rappresentazione di quantità non simboliche. Nel quesito numero 5 rispetto alla Disgrafia viene data una spiegazione più esplicita rispetto al disturbo e si raccomanda di assumere un atteggiamento diagnostico cauto di fronte alla presenza di difficoltà di scrittura a mano. Nel quesito numero 6 viene raccomandato di includere nel processo diagnostico dei DSA indipendentemente dall’età la valutazione di altre competenze cognitive come le Funzioni attentive, la Memoria di lavoro, le Funzioni Esecutive, le Abilità di elaborazione fonologica, le Competenze e le Competenze visuo-spaziali e della motricità fine. Il quesito 7 rappresenta una novità in quanto prende in considerazione i criteri e le procedure per l’identificazione di DSA in bambini bilingui in età scolare, sono esposte nelle raccomandazioni indicazioni più precise rispetto alla necessità de clinico di avere una chiara storia linguistica del bambino, rispetto a quali prove utilizzare e quando è consigliabile porre diagnosi, tale quesito risulta molto esaustivo e merita una lettura dettagliata e approfondita. Lo stesso vale per il quesito 8 in merito al DSA nell’adulto dove vengono presi in considerazione quali strumenti utilizzare per la diagnosi di DSA nell’adulto.

    Per approfondire si consiglia la lettura completa delle Linee Guida:

    https://snlg.iss.it/wp-content/uploads/2022/03/LG-389-AIP_DSA.pdf

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    Il ritardo di linguaggio.

    Sebbene lo sviluppo del linguaggio nel bambino segua delle tappe ben precise capita che non vengano rispettate dal bambino con la comprensibile ansia e paura che ne conseguono nei genitori. Questi bambini sono definiti “PARLATORI TARDIVI” e mostrano delle differenze rispetto ai loro coetanei nelle abilità linguistiche. Quando parliamo di linguaggio bisogna in primis essere a conoscenza di quanto avviene nello sviluppo linguistico tipico, sappiamo che pur evidenziando una notevole variabilità individuale nello sviluppo tipico si osserva un percorso comune. Non tutti i bambini però, seguono le tappe di sviluppo tipico del linguaggio, alcuni di essi possono presentare un ritardo, altri uno sviluppo deviante. I disturbi di linguaggio e di comunicazione costituiscono il disordine dello sviluppo più frequente in età evolutiva. Rilevante è l’identificazione precoce dei bambini con ritardo nello sviluppo del linguaggio e con disturbo primario del linguaggio al fine di ridurre il rischio di successive difficoltà ma soprattutto per garantire a questi bambini la possibilità di comunicare e relazionarsi in modo adeguato con gli altri. Il ritardo del linguaggio rappresenta una delle più frequenti cause di consultazione dei servizi e dei centri di valutazione del neuro sviluppo. Molti di questi bambini che si rivolgono ai servizi e ai centri dedicati all’età evolutiva hanno meno di tre anni e presentano una ridotta dimensione del vocabolario espressivo (producono poche parole) e vengono definiti parlatori tardivi; in assenza di altre condizioni concomitanti. La maggior parte di questi bambini hanno poi una prognosi buona, vi è però un sottogruppo di bambini a maggior rischio di ritardo persistente e di Disturbo Primario del Linguaggio. Alcuni campanelli di allarme possono essere rappresentati precocemente dall’assenza della lallazione e da una scarsa comunicazione gestuale. Particolare attenzione richiedono le difficoltà a livello della capacità di comprendere il linguaggio. Per quanto riguarda il vocabolario, la produzione delle parole, si può parlare di ritardo nello sviluppo del linguaggio quando si ha una produzione inferiore alle 50 parole intorno ai 24 mesi. Successivamente, ai tre anni d’età, può destare attenzione nel genitore una scarsa capacità di formulare frasi complete o nell’ esprimersi in modo chiaro. In presenza di questi indicatori si può ipotizzare un ritardo del linguaggio è pertanto consigliato intervenire per aiutare il bambino. Il percorso che conduce alla diagnosi di Disturbo Primario di Linguaggio prevede una fase in cui vengono identificati bambini “a rischio” di sviluppare una difficoltà persistente di comunicazione e un’altra, successiva, per la valutazione del livello e del tipo di deficit persistente nel linguaggio, per arrivare poi alla progettazione del trattamento logopedico. I bambini che presentano un ritardo di linguaggio costituiscono inoltre una popolazione a rischio, non solo per difficoltà di linguaggio, ma anche per successivi disturbi emozionali e problemi di apprendimento scolastico. Nei casi di ritardo nello sviluppo di linguaggio nei bambini dai due ai tre anni, la letteratura consiglia programmi d’intervento che prevedono il coinvolgimento dei genitori, attraverso un Parent Coaching, per aiutarli ad imparare a sostenere gli interessi del bambino e da questi partire, per fornire un input linguistico che modella ed espande le produzioni del bambino. I genitori hanno delle competenze e nella comunicazione c’è una relazione tra due persone, i bambini non imparano a parlare da soli ma gradualmente mentre trascorrono del tempo con le persone importanti nella loro vita, soprattutto voi genitori per questo lasciate che sia il bambino a guidare la comunicazione. L’input linguistico e lo stile comunicativo dei genitori rivestono un ruolo cruciale nello sviluppo delle abilità comunicative e linguistiche dei loro figli, “parlare è un gioco a due”. Noi genitori dobbiamo parlare tanto e bene ai nostri bambini, dimostrate il piacere di comunicare a partire dalle situazioni routinarie come vestirsi, mangiare, lavarsi, andare a dormire.  Possiamo sfruttare le situazioni che si creano durante la giornata per descrivere e raccontare ciò che ci circonda. Non dimenticate di giocare, ogni gioco può veicolare e sostenere il linguaggio, divertitivi insieme ai vostri bambini, ogni apprendimento è marcato dalla parte emotiva!

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    Il Disturbo primario di Linguaggio.

    A novembre 2019 è stata pubblicata la “Consensus Conference sul Disturbo Primario del Linguaggio” , tale documento nasce come documento per i professionisti del settore e non solo al fine di definire al meglio gli aspetti diagnostici e le potenzialità terapeutiche disponibili relativamente al disturbo di linguaggio, fornendo buone pratiche cliniche. Il gruppo di lavoro formato da un Comitato Promotore e un illustre Comitato Tecnico Scientifico si è  riunito cercando  di unire l’esperienza clinica quotidiana  a quanto presente in letteratura  rispondendo ad una serie di quesiti clinici. Quando parliamo di linguaggio in primis bisogno essere a conoscenza di quanto avviene nello sviluppo linguistico tipico, sappiamo che pur evidenziando una notevole variabilità individuale nello sviluppo tipico si osserva un percorso comune. Infatti, non tutti i bambini seguono le tappe di sviluppo tipico del linguaggio, alcuni di essi possono presentare un ritardo , altri uno sviluppo deviante. La Consensus Conference  riguardo alla classificazione diagnostica evidenzia come nel  DSM-5  si parla di Disturbo del linguaggio mentre nel panorama scientifico clinico e italiano  l’etichetta diagnostica più usata è DSL – Disturbo Specifico di Linguaggio. Nel corso degli ultimi anni è stata messa in discussione  l’idea che i disturbi linguistici osservati nei bambini siano veramente “specifici” pertanto alcuni autori hanno preferito usare la definizione di “Disturbo Primario di Linguaggio” o più semplicemente “Disturbo di Linguaggio”. I disturbi di linguaggio e di comunicazione costituiscono il disordine dello sviluppo più frequente in età evolutiva ed è stato dimostrato inoltre che il disturbo di linguaggio si associa ad un elevato rischio di difficoltà a livello di apprendimento scolastico . Alla luce di questo risulta quindi rilevante l’identificazione precoce dei bambini con ritardo nello sviluppo del linguaggio e con  disturbo primario del linguaggio al fine di ridurre il rischio di successive difficoltà ma, anche di garantire a questi bambini la possibilità di comunicare e relazionarsi in modo adeguato con gli altri. Il documento di consenso oltre a questo a messo in evidenza come l’accuratezza diagnostica in bambini in età prescolare con DPL ( Disturbo primario di linguaggio ),sia oggi una sfida e una necessità fondamentale sia per i clinici che per i ricercatori.

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    Disturbi di linguaggio e Funzioni esecutive.

    Le funzioni esecutive secondo uno dei modelli attualmente più significativi prevedono tre aspetti fondamentali: updating, inihibition e shifting. Le FE vengono generalmente definite come le abilità necessarie a mantenere un'appropriata modalità organizzata di problem solving per raggiungere uno scopo. Tali abilità possono essere sia oggetto di valutazione che di riabilitazione e sono modificabili con l'esercizio e l’apprendimento. Infatti le funzioni esecutive si modificano per tutta la durata della vita di un individuo e possono essere migliorati in qualsiasi fase evolutiva. I disturbi di linguaggio rappresentano spesso il primo accesso ai percorsi  riabilitativi, questo disturbo può avere una ricaduta sia sugli aspetti comunicati che sull’ apprendimento pertanto una presa in carico precoce è fondamentale, inoltre le ricerche portano  verso un approccio che ponga attenzione anche all'architettura funzionale dei processi cognitivi sia verbali sia extra verbali. Le funzioni esecutive si sviluppano precocemente già intorno alla fine del primo anno di vita e si ipotizza che tali processi svolgono  un importante ruolo nello sviluppo del linguaggio, inoltre studi recenti documentano come buone competenze linguistiche sono associate a una miglior regolazione comportamentale.  Ricapitolando, le funzioni esecutive si sviluppano precocemente e svolgono un ruolo importante  nello sviluppo del linguaggio pertanto le ricerche ci inducono a considerare questo fattore al fine di  inserire nella valutazione dei bambini in età prescolare anche una valutazione delle funzioni esecutive e questo anche nell'ottica di attivare percorsi di riabilitazione, già in età prescolare dove sembra possibile svolgere un ruolo fondamentale. Pertanto sebbene il Disturbo di Linguaggio sia caratterizzato prevalentemente da difficoltà linguistiche spesso è accompagnato da deficit a livello delle Funzioni esecutive. Alla luce di questo non solo nella fase di valutazione è importante che questa sia svolta in equipe multidisciplinare ma anche nei percorsi di presa in carico per il trattamento, la presenza di più figure cliniche, come logopedista e psicologo, che  offrono le loro competenze specifiche, nell’ottica di garantire un intervento più efficace ed efficiente al fine di ridurre l’impatto del disturbo soprattutto nei bambini in età prescolare.

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    La Disfluenza.

    La fluenza del parlato si può descrivere generalmente come "il naturale" scorrere del linguaggio. Per la maggior parte delle persone parlare in modo fluente è facile, risulta naturale e non richiede alcuno sforzo. Quando invece si parla di disfluenza ci si riferisce ad un non naturale scorrere del linguaggio e ad un interruzione nella fluidità del discorso.  Naturalmente un grado limitato di disfluenza è presente nel linguaggio di tutti noi come ad esempio quando inseriamo  dei suoni, pausa fra le parole come , come "ehm", "cioè", mentre parliamo che si definiscono interiezioni. Inoltre ci può capitare quando parliamo per correggerci o per chiarire alcuni significati del nostro discorso , possiamo utilizzare delle ripetizioni di intere parole o frasi. Ma tutto questo rientra nella normalità del livello di fluenza del parlato di ognuno di noi. In generale tutti possono avere un livello naturale disfluenza nel discorso. I bambini piccoli per esempio durante l'apprendimento del linguaggio possono manifestare un livello di "disfluenza” più elevato. Spesso in età prescolare, durante le prime fasi di acquisizione del linguaggio, i bambini possono presentare problemi di fluenza della parola, che si manifestano con esitazioni ad iniziare una frase, ripetizioni o prolungamento  della prima sillaba delle parole o anche con blocchi improvvisi. Molto spesso i genitori si chiedono come si fare a capire quando le disfluenze sono tipiche e rappresentano una fase dello sviluppo o quando sono atipiche e invece bisogna parlarne con uno specialista. Come accennato non è un fenomeno raro che i bambini piccoli abbiano disfluenze, infatti in alcuni casi può accadere che ad un certo punto dello sviluppo del linguaggio, alcuni bambini presentano una disfluenza, questo si verifica solitamente intorno ai 2 anni e mezzo e i 3 anni. In questo caso parliamo di una disfluenza "normale" o tipica, dell’età infantile. I periodi di disfluenza in questo caso possono alternarsi anche a periodi di normale fluenza e nella maggior parte dei casi scompaiono spontaneamente. I bambini dai due anni e mezzo tre, hanno un esplosione del vocabolario che si espande rapidamente  e insieme a questo devono imparare le regole grammaticali, la sintassi che piano piano gli aiuterà a formare frasi più complesse da "mamma acqua" fino a "mamma metti l'acqua nel bicchiere". I bambini arrivano ad elaborare pensieri complessi e può capitare che i loro organi fono articolatori non siano ancora maturi abbastanza per fare una sorta di traduzione, dei pensiero in parole con altrettanta velocità. Tutto questo può correlare con una difficoltà a mettere insieme tutte le parti del discorso che può pertanto essere interrotto da alcune ripetizioni, e si può associare a questo una disfluenza che si riferisce alle interruzioni che sono considerate “normali” all’interno discorso.

    Diversa e meno tipica è la disfluenza che si manifesta con interruzioni, blocchi, ripetizione di sillaba molto  accentuate  e spesso associate anche ad una eccessiva tensione muscolare. Quando  i  bambini  apprendono le parole ed il linguaggio, le variazioni di fluenza possono apparire e scomparire ma è opportuno prestare attenzione al tempo trascorso dall'insorgenza della disfluenza, Altri fattori molto importanti da considerare sono la  familiarità per il problema di disfluenza, l' età di insorgenza, il sesso del bambino, il periodo di tempo in cui si è protratto e i tipi e la frequenza delle disfluenze osservate nel parlato del bambino.  In  ultimo ma non per importanza da osservare se alla disfluenza si associano altre difficoltà nello sviluppo del linguaggio. Se la disfluenza del bambino si prolunga nel tempo, anche per intensità e frequenza  rivolgersi ad un logopedista potrà essere di aiuto al genitore per mettere in atto inizialmente atteggiamenti comunicativi utili a sostenere il bambino, per monitorare l'andamento dei sintomi nel tempo e capire quando è opportuna una valutazione in equipe multidisciplinare.

     

     

     

     

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    La Deglutizione Disfunzionale.

     

    DEGLUTIZINE INFANTILE: il neonato che assume il latte dal seno o dalla tettarella, spinge la lingua in avanti verso i denti e stringe le labbra per creare una pressione che gli permette di mandare giù il latte. Quando il bambino inizia a mangiare cibi solidi, mastica triturando con i denti il cibo, questo viene spinto dalla lingua contro il palato e poi verso la parte posteriore della bocca…questa si chiama DEGLUTIZIONE ADULTA. Con la deglutizione adulta la punta della lingua, a riposo e durante la deglutizione, spinge contro il palato, pochi millimetri dopo gli incisivi superiori, in un punto chiamato papilla retroincisale.

    CHE COS’E’ LA DEGLUTIZIONE DISFUNZIONALE? Quando il bambino o l’adulto mantiene una deglutizione di tipo infantile oltre l’età spingendo la lingua  a riposo e durante la deglutizione contro i denti incisivi o tra i denti incisivi invece che contro la papilla retroincisale. La logopedista si occupa della valutazione e del trattamento della deglutizione disfunzionale.

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